Quartieri di Vita: 11 autori europei e 11 registi italiani offrono masterclass nelle periferie

l'Italo Polacco Costa lavora a Castelvolturno per cancellare l'estetica di Gomorra

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15-11-2022
categorie: Arte, teatro, performance, Poesia, Slow Words,

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Quartieri di Vita: 11 autori europei e 11 registi italiani offrono masterclass nelle periferie

l'Italo Polacco Costa lavora a Castelvolturno per cancellare l'estetica di Gomorra

Dal 2016 le periferie campane sono attraversati da una meteora, puntuati da una piccola miccia, abbeverati da una goccia d’acqua dolce nel mare dello svantaggio. Per raggranellare una nuova partenza attraverso le arti. 

 

Si tratta di Quartieri di Vita, un progetto del fu Napoli Teatro Festival, ora appellato su consiglio del ras Vincenzo De Luca, Campania Teatro Festival. 

Il direttore del Campania Teatro Festival, Ruggero Cappuccio, nel presentare l’edizione attuale, ha affermato che il nostro paese, in special modo il suo sud, a differenza di altre nazioni europee non ha avuto sin dall’antichità avveduti de Medici o Sforza ma sovrani ed amministratori ciechi di fronte alla necessità di educare le giovani generazioni e incentivare gli artisti. ‘Preferiscono una popolazione in preda alle pulsioni, più semplice da amministrare’. E da coercere, aggiungo io.

 

Il Festival è curato e prodotto da una fondazione attiva su più fronti oltre alla produzione della principale kermesse internazionale che invade la regione ogni anno in teatri convenzionali ed in spazi inaspettati: quello educativo e formativo attraverso le arti sceniche si esercita con classi di età diverse. 

 

Life Infected with Social Theatre privilegia i giovanissimi e la puntata 2022 di Quartieri di Vita è dedicato a ragazzi dalle vite complicate che vivono in realtà regionali non certo al centro delle scene culturali mainstream. E registra anche un’esportazione delle compagnie sui generis messe in atto nelle classi di workshop degli anni precedenti: il 16 e il 17 novembre a Praga è in scena “Perché non io?/Why not me?” per la regia di Jana Svobodová, frutto della residenza condotta dalla regista ceca con i giovani artisti del Nest a Napoli e in collaborazione con il drammaturgo Andrea Vellotti (il 25 e 26 torna in scena anche al Nest). Jana Svobodová ha diretto progetti con richiedenti asilo, comunità di africani, graffiti artist e hip hop e con immigrati di altre nazionalità. Si occupa di teatro documentario.

 

Inclusa Jana, sono undici i coreografi, scrittori, registi, creatori, autori ed artisti visivi che lavorano (appaiati a registi italiani) in altrettante periferie conducendo masterclass di dieci giorni che terminano con una prova aperta e una messa in scena a cui il pubblico può partecipare. 

Gli istituti di cultura di ciascun paese coinvolto - dal Forum Austriaco al Goethe, passando per il Grenoble, e altri paesi europei della nazionalità degli artisti invitati - si sono impegnati a sostenere le iniziative. I registi locali che assistono gli artisti per la messa in scena ed il lavoro sul territorio sono, in ordine alfabetico: Valeria Apicella, Clara Bocchino, Pina Di Gennaro, Gina Ferri, Antonino Intorcia, Nicola Laieta, Enzo Mirone, Antonio Nardelli, Teresa Raiano, Francesco Scotto, Lello Serao, Irene Vecchia e Andrea Vellotti.

 

I risultati dei workshop saranno presentati al pubblico in 10 prove aperte, in programma dal 30 novembre al 3 dicembre nei diversi luoghi della regione Campania che hanno ospitato gli artisti durante la fase delle residenze creative sul territorio. Vi abbiamo già detto di quelle a Praga e al Teatro Nest.

 

La ballerina ed esperta di progetti di comunità Catarina Câmara e Puteca Celidonia (Portogallo) lavorano nel carcere minorile di Nisida - uno splendido promontorio tra Posillipo e Bagnoli: prove aperte il 3 dicembre alle 10.

 

Lo scrittore e produttore di teatro e media digitali Rimantas Ribaciauskas ed il regista Mantas Jančiauskas (Lituania) insieme ai Teatri Associati di Napoli lavorano alle Vele di Scampia, periferia occidentale. Prove aperte del loro workshop il 1 dicembre ore 20 presso il TAN, Teatro Area Nord (Napoli).

 

Il giovane scrittore Alexandru Gorghe (1999, Romania) e la Compagnia Stabile Solot di Benevento con gli adolescenti sanniti metteranno al centro le questioni di genere legate agli stereotipi sulla mascolinità: fin dal liceo Gorghe ha iniziato a organizzare seminari creativi nel club di teatro del suo liceo. Prova aperta il 30 novembre ore 16.

 

L’attore e pedagogo Lubomír Martin Bukový (1984, Slovacchia) lavorerà con abitanti di Baiano, in collaborazione con la locale Cooperativa Proteatro; prove aperte il 1 dicembre ore 12 al Teatro Colosseo di Baiano (AV).

 

Swaantje Gieskes (Germania) con la Cooperativa Sociale Dedalus progetto Officine Gomitoli lavorerà con le comunità straniere dell’Est e dello Sri Lanka che vivono in alcuni quartieri napoletani: prove aperte il 2 dicembre alle 16 presso puntozerovaleriaapicella Studio (Piazza Enrico de Nicola, Napoli).

 

L’attore e fondatore del Théatre de l’Eventail Raphaël Trano (Francia) con l’Associazione Trerrote, nella periferia di Ponticelli, saranno impegnati anche loro con gli adolescenti dell’area orientale di Napoli. Prove aperte 2 dicembre ore 20 all’Institut Français Grenoble di Napoli.

 

L’attrice, regista, autrice e produttrice Andrea Jiménez García (Spagna) fa un workshop con un gruppo di donne straniere vittime di tratta con l’associazione senza fini di lucro Cidis, che promuove la cultura dell’accoglienza e costruisce l’integrazione.

 

L’attrice teatrale, performer e regista Aurelie Di Marino con l’autrice e creatrice teatrale Nele Vereecken (Belgio) e all’associazione Derrière la Scène (Salerno) e la cooperativa La Tenda, lavorano con persone con problemi di dipendenza, Ai Roman Wegmann (Austria) e la Cooperativa Sociale Immaginaria di Sant’Angelo a Cupolo (Benevento) lavorano con i diversamente abili. Prova aperta il 30 novembre ore 12.

 

L’artista italo-polacco Christian Costa (Polonia) e l’Associazione Teenspark di Grazzanise (CE) useranno l’arte visiva e nessun copione precostituito per un workshop con dieci residenti del Basso Volturno: tutti italiani, cinque sono bianchi e gli altri migranti di prima e seconda generazione di Castelvolturno e Mondragone con provenienza africana, indiana e sudamericana. Perfettamente integrati e colpevoli ‘solo’ di vivere in un territorio deprivato di tutto e ad alta densità di violenza e sopraffazione di stampo mafioso, hanno tra i 15 ed i 17 anni, cercano nelle forme dell’arte nuovi linguaggi espressivi e nuove istanze di vita.

 

Innamorato di Castelvolturno e della sua estetica del disastro, Costa ne cerca attraverso l’afflato con le persone il più intimo genius loci. 

L’artista afferma che nulla di più lontano dalla vague à la Gomorra costituirà il suo lavoro sul campo. E’ molto fiero di lavorare con il regista a lui associato, Antonio Nardelli, e immagina di travasare alcune delle sue esperienze di creazione nello spazio pubblico che negli anni ha attraversato prima con Container, un’esperienza creativa di gruppo costituita con altri artisti italiani, poi con Progetto Isole ed infine con Spazi Docili.

L’artista afferma anche di ‘vivere per negare e superare l’approccio mercantile ai concetti di durata, luogo, identità’ soprattutto quando applicati alle comunità, all’arte pubblica e relazionale - i suoi linguaggi e focus prediletti.

Dopo le prime ore di lavoro con gli 'student-attori-creatorii' del workshop, Christian Costa ha condiviso con noi le sue esperienze.

'Oggi, dopo due soli incontri questo progetto mi appare già necessario. È bastato conoscere i ragazzi coordinati da Antonio Nardelli attraverso la sua associazione Teenspark e fare un primo giro insieme per Castel Volturno.

Dieci ragazzi (Mario Cepparulo, Nathasha Chaudhary, Giuseppe De Lucia, Antonio Di Tella, Sara Labaran, Paolo Natale, Victor Obsyagbonna, Rebecca Osasere Okungbowa, Giacomo Riccardo, Davide Vivo) da quattro continenti, ansiosi di confrontarsi con qualcosa di nuovo, pieni di un desiderio non bene messo a fuoco ma urgente. Il teatro, la musica, il cinema, la natura, le arti…tanti interessi sussurrati a mezza voce, ma con il sorriso sul volto e negl’occhi.

Se l’incontro con il gruppo è stato felice, ugualmente rilevante è stato il primo confronto con il territorio. Per esplorare quel meraviglioso ed abbandonatissimo pezzo di Camargue nostrana che è la Pineta di Castel Volturno, dove bosco, dune e mare si incontrano, tra abusi edilizi, cataste di frigoriferi e abbandono vario, abbiamo noi tutti scoperto, con estremo stupore e tristezza, che la Pineta non c’è più, e quel poco che ne rimane ricorda il paesaggio dopo una battaglia. I pini si sono seccati, attaccati dalla cocciniglia tartaruga dei pini, la Toumeyella Parvicornis (specie originaria del Nord America). Al momento si stanno abbattendo le piante secche e, al posto della splendida cupola naturale di un tempo, c’è ora una desolazione spettrale fatta di alberi marcescenti e monconi spezzati. 

Questo luogo si è imposto immediatamente come uno dei nuclei centrali del nostro discorso.

Ho sempre ritenuto irrispettoso e arrogante imporre ad un territorio o ad una comunità la visione astratta di un artista che nulla conosce di quel contesto. Per questo motivo la nostra restituzione teatrale, embrione di uno spettacolo a cui continueremo a lavorare nel tempo con Antonio ed i ragazzi, sta nascendo dal confronto tra di noi, che io cerco di dirigere e rendere proficuo.'

Scrittore, traduttore e saggista, Costa è stato anche editor di musica ed arte su Rumore, NextExit e SuccoAcido.

Ha lavorato in campi profughi siriani in Libano, con Stalker a Venezia e la sua laguna. 

Nel 2016 ha documentato la rivoluzione di Piazza Maidan in Ucraina (e le sue conseguenze) così come la guerra in Donbass. 

Nel 2017 ha seguito le rotte balcaniche di migrazione attraversando tutti i paesi che i profughi percorrono fino al ‘campo’ della vecchia stazione di Belgrado.

Prove aperte del loro workshop il 1 dicembre ore 13 presso la scuola secondaria Gravante via Cesare Battisti a Grazzanise (CE).