TBA21 sbarca a Venezia (nel marzo del 2019) alla Chiesa di San Lorenzo

Joan Jonas (e molto altro ancora) anche durante l'opening della Biennale

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22-05-2018
categorie: Architettura, Arte, Non profit,

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TBA21 sbarca a Venezia (nel marzo del 2019) alla Chiesa di San Lorenzo

Joan Jonas (e molto altro ancora) anche durante l'opening della Biennale

TBA21, la Thyssen Bornemisza 21st Century Art (la fondazione di Francesca von Habsburg) sbarca a Venezia nel marzo del 2019, poco prima dell’apertura della prossima Biennale d’Arte. Lo fa segnando un rapporto esclusivo con una città sull’acqua insidiata come e più di altri luoghi dall’innalzamento dei mari posizionandosi al di fuori del circuito meramente artistico e delle economie degli spazi espositivi. 

 

Lo fa anche restaurando uno spazio a cui molti hanno ambito prima di lei, pochi si sono cimentati e nessuno ha avuto successo. 

Si tratta della chiesa di San Lorenzo a lungo negletta, nel meraviglioso sestiere di Castello che sarà al momento in comodato per 9 anni, poi si vedrà (intanto il direttore della Fondazione, e cofondatore di TBA21 Academy, Markus Reymann, spiega che i rapporti con le autorità di governo locali sono ottime).

 

Fino al 30 settembre è tuttavia possibile visitare, conoscere ed apprezzare uno dei lati di promozione delle arti che la fondazione con headquarter a Vienna coltiva dalla sua fondazione, la TBA21 Academy. Che sarà anche il cuore delle attività della sede veneziana, dedicata all’Oceano.

Per l‘inaugurazione di Ocean Space, TBA21–Academy presenta l’installazione multimediale immersiva della pionieristica artista di video e performance art Joan Jonas, culmine di tre anni di intense attività di ricerca ed esplorazione assieme alla Academy. Moving Off the Land II è curata da Stefanie Hessler ed è in mostra dal 24 marzo fino al 29 settembre 2019. Il programma di inaugurazione includerà un confronto tra Jonas e la dr.ssa Sylvia Earle, biologa marina ed explorer-in-residence del National Geographic, moderato da Stefanie Hessler; un dibattito tra Francesca Thyssen-Bornemisza, fondatrice di TBA21, che ha supervisionato la riapertura della Chiesa di San Lorenzo, e Jorge Otero-Pailos, professore e direttore del dipartimento di Historic Preservation alla Graduate School of Architecture Planning and Preservation della Columbia University.

A inizio maggio, in concomitanza con il vernissage della Biennale di Venezia, Ocean Space ospiterà una serie di eventi e presentazioni speciali, tra i quali una performance live di Jonas, il 7 maggio, ispirata ai temi esplorati nell’installazione.  

 

Dopo la chiusura di Moving Off the Land, Ocean Space subirà un’ulteriore trasformazione del suo spazio interno, volta a creare nella Chiesa di San Lorenzo una struttura dinamica di piattaforme e spazi flessibili su progetto dall’architetto Andrés Jaque di Office for Political Innovation. 

Il programma di Ocean Space verrà poi rilanciato la primavera prossima, mentre i lavori di interior design saranno completati nell’arco di due anni.

 

Prima dell'apertura ufficiale della sede di San Lorenzo e in concomitanza con la Biennale di Architettura 2018. Armin Linke ha anticipato i temi di Ocean Space a Venezia con una sua mostra. E' uno degli artisti più particolari del panorama italiano che ha abbandonato l’uso della fotografia in senso architettonico, estetico e descrittivo per abbracciare un inconsueto registro espressivo proprio dell’esploratore-attivista-divulgatore.

Dopo un lungo periodo di ricerca internazionale finanziato da TBA21 Academy, presenta Prospecting Ocean, un’installazione e mostra d’inchiesta che ha occupato l’intera palazzina moderna accanto a quella più storica della Canonica, ad un passo dai Giardini della Biennale e di proprietà del CNR-Ismar, ente scientifico di ricerca marina con cui la mostra è promossa.

 

Dopo tre anni di ricerca, Prospecting Oceans è stata una mostra unica nel suo genere dove il livello di approfondimento del pubblico può essere graduale e dove il set e show design permette diversi tipi di permanenza nello spazio. 

Sicuramente l’argomento è tosto: il sistema legislativo attuale che si lega a due tipi di trattati nati e informati da ambienti culturali e scientifici ovviamente opposti. Uno è del 700 (Mare Liberum) e l’altro dei giorni quasi nostri (1982) che stabilisce il diritto di sfruttamento dei fondali marini al di là delle zone economiche esclusive (e prima ancora del mare territoriale) stabilendo una sorta di compensazione per quegli stati che non posseggono la costosissima tecnologia per ‘esplorare’ e ‘sfruttare’ il mare libero - ironia della sorte, l'ultimo bene comune rimasto.

 

La mostra ha avuto lo scopo di divulgare in maniera generale ma, via via che il pubblico approfondisce il funzionamento di una parte del diritto molto ostica e sicuramente poco democratica oltre che sottratta al dibattito quotidiano proprio per la sua complessità, anche di risvegliare le coscienze di quei cittadini, scienziati e portatori di interesse che domani vorranno invece prendere parte al dibattito.

 

Innalzamento degli oceani, pirateria biotica per assicurare ai potenti di big pharma i segreti dei fondi degli oceani, le isole che fanno difficoltà a difendere le loro zone economiche esclusive a seguito del crescere degli oceani e a molte altre ragioni, lotte segrete tra agenzie di intelligence dei governi, lo stato dell’arte in seno all’autorità chiamata a garantire la libertà dei mari (ISA, International Seabed Authority, a cui TBA21 Academy si è iscritta come osservatore) dopo che l’Unclos (il trattato del 1982 sulle zone di influenza degli stati sugli oceani) è diventato operativo.

 

L’arte e la documentazione, la rappresentazione di fenomeni e pressioni grazie anche al contributo multidisciplinare di geografi, scienziati e architetti può essere, crediamo, il watchdog del futuro laddove i media tradizionali - sia generalisti che specializzati - son asserviti a una mera logica di beat-click che richiede di spingere al ribasso con miopia il livello dei contenuti trattati.

 

Lo crede anche TBA21 che nel produrre e promuovere prima il progetto di ricerca e poi la mostra veneziana preludio alla loro presenza in città dal 2019, ha deciso di aprirla gratuitamente in modo da avere quanti più visitatori possibile, come ci ha riferito Reymann. 

 

La mostra è stata organizzata in 10 stanze dove non si trovano solo spettacolari immagini di fondali marini ottenuti grazie agli archivi (pubblici) di fondazioni di ricerca tedesche ma anche numerosi reperti (carotaggi), libri, mappe e interviste alle personalità chiave per comprendere il fenomeno dal punto di vista non solo ambientale ma legislativo e di pressione (in particolare modo vi è l’esempio di quanto avviene in alcune parti del mondo come Fiji e Papua Nuova Guinea). Una ‘reading room’ ha completato il progetto: qui è possibile vedere un archivio video cronometrato minuto per minuto per quei visitatori frequenti che decideranno di approfondire la mostra giorno dopo giorno con interviste, in attesa che l’archivio dell’Istituto di Scienze Marine CNR-ISMAR venga trasferito proprio alla Canonica.

 

Prospecting Ocean è, come vi dicevamo in apertura, il teaser in attesa di Ocean Space, il nuovo ‘branch’ veneziano a San Lorenzo di TBA21 che serve proprio come collante creativo tra tutti i progetti in giro per il mondo della Academy sugli oceani accanto elle mostre, pubblicazioni e produzioni di opere d’arte. 

Sono attività complesse, un neofita delle arti penserebbe addirittura non sia un territorio d’azione di una fondazione d’arte (che però proprio a Venezia ci ha abituato a Your Black Horizon e Green Light di cui vi abbiamo già entusiasticamente parlato). 

 

Queste attività a tutto tondo sono spesso realizzate a più mani: artisti visivi, scienziati, ricercatori e anche indigeni come nel caso di tutti i territori minacciati dall’innalzamento degli oceani (Toga, Papua Nuova Guinea, Nuova Zelanda). 

 

Il programma sui nove anni comprende anche Current, un triennio di volta in volta curato da artisti (adesso Superflex) e curatori (adesso Chus Martinez), ma anche conferenze internazionali con membri dell’ONU insieme a Tidalectics (una mostra di TBA21 Academy con oltre 20 artisti che lavorano al confine con la scienza e sono stati borsisti di viaggi con la Fondazione, il nostro preferito è Julian Charrière che vi abbiamo raccontato di recente) e tanti lavori che abbiamo già visto ma che proprio TBA21 ha commissionato. Il nostro preferito è Purple di John Akomfrah di cui vi abbiamo raccontato da Frieze 2017 quando era in anteprima al Barbican Centre.