Genesi: dopo 10 città a Venezia la grande mostra di Salgado

240 fotografie, 8 anni di scatti, un nuovo libro, presto il film

sezione: blog

31-01-2014
categorie: Fotografia,

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Genesi: dopo 10 città a Venezia la grande mostra di Salgado

240 fotografie, 8 anni di scatti, un nuovo libro, presto il film

10 città prima di Venezia dove domani apre al pubblico (Tre Oci, Zitelle, Giudecca, fino all’11 maggio) e trenta musei in lista d’attesa. Oltre 1.500.000 persone, ad oggi, hanno visitato Genesi, l’ultima fatica del fotografo (ed economista) brasiliano Sebastiao Salgado, curata da sua moglie Lélia e ottimizzata in cinque diverse installazioni museali a seconda dello spazio che si candiderà ad ospitarla.

Genesi non è solo una mostra ed un pellegrinaggio (durati otto anni) della coppia in tutti i continenti: è una battaglia per salvare il pianeta iniziando più persone possibili all’educazione ed al rispetto della natura e degli altri esseri viventi attraverso immagini di branchi di animali, luoghi (e persone) spesso in condizioni estreme o ai più sconosciute.
Presto un film (Shade and Light filmato dal figlio Juliano e da Wim Wenders) Genesi ai Tre Oci si sviluppa su tre livelli espositivi e cinque sezioni. Numerosi i laboratori didattici e le visite per insegnare a vivere e praticare la biodiversità (il WWF, partner della mostra per il suo progetto Living Amazon, organizza attività specifiche a sua volta e offre uno sconto ai soci per visitarla).

Ora, Salgado e la mostra (presentata in un affollatissimo auditorium veneziano, arricchita da uno slide show di immagini, non tutte in mostra nei vari musei, con la colonna sonora originale di Elias, grande amico del fotoreporter). Cinque sezioni non proprio rispondenti ai cinque continenti, ospita foto di medio  e grande formato che parlano della foresta amazzonica (con la sua fondazione, Terra, il fotografo ha finanziato la ripiantumazione di una larga area), del Congo, della Nuova Guinea, dell’Alaska e di altri paesi catturandone visioni, tutte in bianco e nero, che ci restituiscono l’immensa varietà, ricchezza e complessità del pianeta che stiamo ammazzando. L’intento del progetto per Salgado è chiaro ed è il manifesto di questa gigantesca operazione (finanziata in parte con reportage venduti ai giornali di tutto il mondo e grazie a due fondazioni americane quando la crisi dell’editoria tradizionale si è abbattuta cinque anni fa durante il making of del progetto). Siamo ancora in grado di invertire la rotta, se lo volessimo.

Pianeta Sud, Santuari della Natura, Africa, Grande Nord, Amazzonia e Pantanàl: in ciascuno dei cinque capitoli della mostra, l’artista ha tenuto a raccontare, sommesso e in punta di piedi, anche chi vive ancora lontano dalla civiltà distruttrice in questi habitat Tribù stanziali e nomadi, che in gruppi molto piccoli (da 250 persone) o più grandi riescono ancora ad aderire ai ritmi dell’ambiente che abitano senza alterarne l’ecosistema.

 

In Italia abbiamo visto, soprattutto, le sue foto di migranti e di distruzioni. Un libro (Dalla Mia Terra alla Terra, Constrasto Books, 160 pagine, Euro 19,90) accompagna questa mostra insieme con il gigantesco e straordinario catalogo fuoriformato (Genesi, Euro 49,90) che invece raccoglie tutto l’esplosivo apparato iconografico di questa toccante mostra. Firmata da un uomo che a settant’anni, dopo 50 anni di matrimonio, è ancora tutt’uno con la sua metà lavorativa e di vita e spesso, in questo progetto ritrae animali che volano in coppia o si spostano in coppia con una levità assoluta - uccelli, lemuri ed altri di maggiore volume. L’atto insieme più politico e più intimo di un artista che, straordinariamente prolifico, è stato determinante nella storia del ritratto e del reportage così come lo conosciamo ora.