Il cielo, il colore e la pasta delle ore che scorrono. A Venezia

Polandroid Venezia: 30 autori con 20 scatti, un libro e una mostra meteora di una sola notte

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Il cielo, il colore e la pasta delle ore che scorrono. A Venezia

Polandroid Venezia: 30 autori con 20 scatti, un libro e una mostra meteora di una sola notte

Una rapsodia – intima, allo stesso tempo criptica ed esplicita, in ogni caso tentacolare – di Venezia in polaroid, o meglio con un plug-in che è in grado di trasformare scatti fotografici in immagini digitali con l’identico layout delle vecchie istantanee, qui chiamate Polandroid.

PolandroidVenezia l’ho incontrata per caso negli studi aperti d’artista all’isola della Giudecca, dove in occasione del festival delle arti appena terminato, mi sono imbattuta in una mostra della durata di una sola notte. 30 autori con 20 immagini ciascuno raccontano cosa per loro è Venezia.
Nella mostra le immagini erano montate in pannelli 70x100; ognuno offriva 60 micro visioni di Venezia. Nessun nome, nessuna indicazione: per scoprire di che si tratta, è importante leggere un libro quadrato d’artista (copertina bianca, 332 pagine, in vendita in internet on demand su Blurb, il link è al termine di questa news), che disvela il progetto artistico ed editoriale, indipendente e collettivo, nato dalla passione di un fotografo professionista – Alessandro Rizzardini – che ha invitato non solo artisti visivi ma anche architetti, designer, scrittori, poeti, musicisti, studenti o impiegati a cimentarsi con il formato e con il tema.

Rizzardini aggiunge: “Il progetto di PolandroidVenezia offre una lettura intima e sincera di Venezia e serve al contempo ad alcuni nuovi e giovanissimi autori per avere un’esperienza espositiva. Le foto non sono solo della Venezia contemporanea. Alcuni fotografi hanno scelto di presentare foto di qualche anno fa, confrontandosi quindi con il cambio di gusti fotografici avvenuto negli ultimi anni e soprattutto con il mutato aspetto sociale cittadino. Nota curiosa è che in PolandroidVenezia si presentano due gruppi familiari: la famiglia Bassi - padre, madre e figlia. E probabilmente per la prima volta i tre Morucchio - dal capostipite Lorenzo, fotografo di importantissime agenzie e testate giornalistiche, ai notissimi figli artisti Andrea e Carlo.”

 

Gli altri autori in mostra e nel libro sono, oltre allo stesso Alessandro Rizzardini, Arianna Tae Cimarosti , Stefano Pandiani, Roberto Ferrucci, Serena Nono, Massimo Stefanutti, Furio Ganz, Walter Mutti, Janys Hyde, Katia Margolis, Sebastiano Giorgi, Matilde Sambo, Giovanni Vio, Michela Scibilia, Alberto Toso Fei, Sabina Betti, Cesare Colonnese, Andrea Forcellini, Chiara Bassi, Carlotta Barina, Carlo Chiapponi, Duccio De Rossi, Cristina Morello, Alberto Alberti, Ivana Sfriso, Silvia Silvian.

 

Mi è piaciuto molto il lavoro di Serena Nono, che pubblico in queste pagine. E la mostra era peraltro ospitata nel suo atelier - un open space circondato dagli studi di altri pittori nell’ex Birrificio Dreher dove ha anche sede una galleria d’arte ed arena culturale curata dal designer e artista argentino Augusto Maurandi. Spazio Punch, questo il nome della nuova galleria giudecchina, si dedica a tutti i linguaggi del contemporaneo ma di loro parlerò con un’accurata intervista nei prossimi post.

Classe 1964, veneziana, artista e pittrice (figlia del compositore Luigi Nono e di Nuria Schoenberg: sua madre tuttora cura l’archivio delle opere del grande maestro, sito alla Giudecca), la Nono sta preparando un film e gli scatti che ha dato al progetto, una sorta di rielaborazione o pre-quel della sua creatura successiva, mettono al centro, a mio avviso, tre temi - il cielo ed il colore, la pasta delle ore - che a Venezia sono fondanti.
Spesso, a torto, data la conformità delle altezze e la magmaticità, od il reticolo, delle costruzioni, si pensa che a Venezia il cielo o la prospettiva siano assenti. Sicuramente la pietra, tanto cara a Ruskin, e l’orizzontalità della trama architettonica delle isole, impedisce la fruizione tradizionale del cielo con il classico momento di fuga. Qui a Venezia il cielo lo si incontra a tu per tu sulle rive o in mezzo ad un campo vuoto, od ancora stesi su un barchino in laguna con il bello o il brutto tempo, sui tetti con le altane, di notte a piazza San Marco vuota. Il confronto con gli elementi naturali, soprattutto l’acqua e il vento, esaltano lo scorrere delle ore e l’azione della luce sul tempo che passa, soprattutto la luce che si genera di taglio su un tipico orizzonte del nord, come è quello di Venezia. Tutto questo racconto negli scatti di Nono, addizionato dalla tecnica e sicuramente dal plot del film di cui le immagini nel libro e nella mostra-meteora sono degli still, è prepotente, accecante e straordinario.