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Fermiamo lo stupro di Venezia
2000 grandi navi da crociera l'anno minacciano la città storica con i loro inchini
Domenica 16 settembre, il comitato No Grandi Navi ed altri gruppi di cittadini – di ogni età, provenienza e soprattutto di ogni idea politica – si è dato appuntamento con ogni mezzo (a piedi, con le proprie barche e per la prima volta con le biciclette) per manifestare contro il passaggio dei giganti del mare a pochi metri da Piazza San Marco (contro la pratica del cosiddetto inchino).
Il no alle navi da crociera, giganti che oscurano lo skyline veneziano dato che queste città galleggianti sono alte molte decine di metri in più del campanile più alto, è motivato dal fatto che sono pericolose per le fondamenta e che inquinano. Imbarcando oltre 4000 persone ciascuna, scaricano senza sosta turisti irrispettosi che arrivano e partono da Venezia (San Basilio) in poche ore, devastando monumenti e producendo tanto pattume che le casse del Comune devono smaltire senza contributi ad hoc dagli armatori.
Tanto amati dai poteri economici della città, questi tipi di turisti, contestano i comitati, sebbene esecrabili, potrebbero continuare a riversarsi a Piazza San Marco anche se non si facesse l’inchino, anche se cioè le grandi Navi stessero fuori con le loro stazze da migliaia di TEU, dalla città storica.
Le grandi imbarcazioni entrano da Malamocco/Marghera, ormeggiano a San Basilio ed escono dal Bacino di San Marco, passando per il canale della Giudecca, per fare l’inchino (ogni domenica ne passano circa 3 o 4, per un totale di oltre 2000 grandi navi l’anno). Così facendo, dragano il fondale, scavando inesorabilmente quindi le fondamenta della fragile città storica. Nella loro sosta, i motori sempre accesi riversano nell’atmosfera gas di scarico come una tangenziale nell’ora di punta (Venezia ha il primato di tumori al polmone e nessuna centralina Arpav monitora la qualità dell’aria in prossimità del Terminal Crociere, mentre a Mestre sono distribuiti tanti impianti di controllo).
Il comitato chiede a gran voce che questa pratica dell’inchino (che è costata la vita recentemente ad oltre 30 persone e ha distrutto una riserva naturale all’Isola del Giglio con l’affondamento violento della Costa, ancora non rimossa) non cessi solo quando ci sarà un altro tragico incidente, ma perché Venezia è patrimonio dell’umanità da salvaguardare oltre che un fragilissimo, e stuprato, ecosistema. E chiedono, fra l’altro, il monitoraggio dell’aria.
Quali gli interessi in gioco? Il Comune, da due consiliature retto da una giunta di sinistra che potrebbe applicare la legge Clini in materia di disastro ambientale dopo la tragedia della Costa e non lo fa, è dalla parte dei grandi appetiti economici (Autorità Portuale, Actv che si occupa di fornire la mobilità dedicata, fornitori, infine ristoratori ed albergatori che raccolgono gli spiccioli della torta, gondolieri che con i voucher portano in giro un ventesimo dei croceristi, di gran lunga i peggiori turisti che una città possa augurarsi: mordi e fuggi, budget bassissimi, scarsa propensione culturale, maleducati). E ci guadagna pochissimo a quanto pare, dato che la tassa di ormeggio (150.000 euro) va all’autorità portuale mentre è il Comune a dover provvedere a quanto 12000 persone al giorno, calcolo per difetto, sporcano e devastano in un’area che definirsi museo a cielo aperto è poco.
I cittadini stufi, dopo aver protestato nei mesi seguenti anche con la redazione di dossier tecnico/scientifici che motivano il loro no alle grandi navi, stavolta hanno deciso di opporre una protesta pacifica e colorata con una critical mass dalla provincia del capoluogo che ha portato per la prima volta oltre 200 biciclette fino a Punta della Dogana. E hanno dato appuntamento a tutti i veneziani a piedi ed in barca per manifestare la contrarietà al passaggio delle grandi navi in generale oppure all’interno del bacino (vi sarebbero infatti molteplici soluzioni per le quali possono continuare a fare scalo a Venezia in tutta sicurezza, senza fare l’inchino, pagando per il loro inquinamento e per quello generato dai loro passeggeri).
La manifestazione, assolutamente pacifica e colorata (i manifestanti avevano tutti palloncini colorati e bandiere sulle barche e non intendevano ostruire il canale della Giudecca, a bordo vi erano numerosissimi anziani e bambini) è stata subito cinta da uno schieramento di forze via via crescente (nei momenti di grande concitazione, da 4, si è arrivati a oltre 15 barche delle forze dell’ordine che cingevano i manifestanti). Fino ad arrivare a veri e propri atti di intimidazione e violenza da parte di alcune motovedette della guardia di Finanza e della Polizia che viravano violente a pochi centimetri dalle tope e dalle sampierotte a remi dei manifestanti facendo grandi onde che obbligavano a imbarcare tanta acqua (stesso dicasi per le moto d’acqua della polizia).
Un elicottero, infine, come testimoniano i video a margine di questo articolo, ha volato spesso a 3 metri dal suolo provocando onde e vortici adatti a far scuffiare anche le barche più grandi.
Un giovane manifestante ha avuto un motore danneggiato da una vedetta delle forze dell’ordine che lo ha urtato con la sua prua (ha dovuto lasciare la manifestazione), due ragazzi in gommone hanno dovuto precipitosamente battere in ritirata dato che una vedetta della polizia stava per farli capovolgere e li ha seguiti fino a San Basilio. Una famiglia (madre, padre, due bambini piccoli) ha lasciato precipitosamente la manifestazione dopo il primo volo radente dell’elicottero perché i bambini rischiavano di cadere in uno specchio d’acqua dove solo un prodiere esperto avrebbe evitato incidenti. Questi sono solo tre casi che posso citare, perché visti con i miei occhi: sono certa che ve ne siano stati molti di più perché da oltre 100 barche di ogni tipologia, comprese vele al terzo, si è arrivati a meno di 60 barche nei primi 20 minuti dall’inizio delle immotivate aggressioni al corteo pacifico da parte delle forze dell’ordine.
Io mi trovavo a bordo di una sanpierotta e ho vogato (peraltro per la prima volta!) grazie all’ospitalità di due veneziani di Castello che mi hanno presa a bordo pur non conoscendomi (mi sono qualificata come giornalista). Andare a remi in queste condizioni, vi assicuro, significa rischiare tanto. Ma anche andare a motore a 9 cv, che è il tipico motore di queste barche, è inutile se attaccati da un elicottero: si scuffia, dato che le barche hanno fondale piatto e grandi onde le fanno capovolgere. La Polizia questo lo sapeva molto bene, data la tecnica assolutamente non ortodossa che ha impiegato.
Dopo il primo volo radente dell’elicottero (circa le 17) ho perso l’equilibrio e ho dovuto accasciarmi, dato che l’udito ha coinvolto anche gli altri sensi, complice l’annebbiamento della vista per il vento d’acqua che ci avvolgeva. Intirizzita e bagnata, come tutti gli altri manifestanti, ho proseguito a manifestare (sopportando altri voli radenti) fino alle 20.
Sono passate 3 navi da crociera (inizialmente previste per le 17, le grandi navi hanno fatto il loro inchino con oltre due ore di ritardo sperando che i manifestanti si disperdessero).
Dopo il loro passaggio, un grande movimento d’acqua ha afflitto il canale e densissime nuvole di limo si smuovevano dal fondo. Immagino le case della Giudecca e delle Zattere vibrare come al solito, come riferiscono alcuni amici che abitano lì. Per cosa? Per 150.000 euro? Per 24 ore al giorno di motori sempre accesi? Oltre al terminal Crociere a San Basilio, il porto affitta a natanti più “piccoli”, come le crociere fluviali ed i grandi yacht, tutta la banchina degli Schiavoni e di Sette Martiri: nessun controllo sullo spreco d’acqua – le pompe sono sempre aperte in riva e nessuno le chiude - e sugli scarichi diretti in laguna od ancora, su generatori a cherosene sempre accesi?
Fermiamo, ora e prima di una tragedia d’immani proporzioni, lo stupro di Venezia. Il dolore più grande ieri l’ho provato vedendo il pilota dell’elicottero a quanto pare divertito a fare gestacci ai manifestanti terrorizzati dai vortici sotto (spero di essermi sbagliata, dato che ero fustigata da un vortice d’acqua).
Erano gli stessi gestacci (dito medio alzato), di certo visti bene ed inequivocabili, che venivano dai croceristi sulle navi, indirizzati sempre ai manifestanti. Mi vergogno del genere umano gretto ed egoista. Ed, essendo sempre stata a favore del duro lavoro delle forze dell’ordine cercando sempre di non farmi impressionare negativamente dalle torture accertate di Bolzaneto e della Diaz (G8; Genova) - pensando che la maggioranza di loro siano onesti agenti (malpagati e sottoposti a turni massacranti) - stavolta ho purtroppo avuto di che ricredermi. Siamo tutti italiani, siamo tutti veneziani, non c’era bisogno di dare una frustata di violenza ieri a Punta della Dogana.