Il Padiglione Olandese alla Biennale Architettura di Venezia 2008

sezione: blog


categorie: Design, Architettura, Arte, teatro, performance, Non profit,

» archivio blog

Il Padiglione Olandese alla Biennale Architettura di Venezia 2008

Tra le esperienze più innovative e utili alla 11ma Biennale di Architettura, in corso a Venezia, al primo posto vi è il Padiglione Olandese, animato da una vera e propria performance del sapere ideata dalla curatrice ed artista Saskia van Stein (NAI, Rotterdam). Scambiandosi quasi l’ideale testimone con il direttore della Biennale, l’americano Aaron Betsky che per oltre sei anni ha diretto il NAI, l’istituto centrale di architettura olandese, il padiglione nazionale non poteva che essere tra le esperienze più folgoranti di questa strana, irreale biennale.

Come per il padiglione belga che si presentava vuoto di contenuti agli spettatori (a parte qualche foto meravigliosa di Thomas Demand e mille coriandoli da party), anche il vicino padiglione Olanda pareva, all’ingresso, vuoto di oggetti. Fatta eccezione per un mucchio di scatole trasparenti che comunemente sono utilizzate per le spedizioni dai corrieri, gli unici contenuti della esibizione durante i giorni di vernissage erano esilaranti maratone di speed-date, workshop, seminari, conferenze, piccoli concerti. Le scatole trasparenti, all’occorrenza, diventavano un tavolo, degli sgabelli per far sedere il pubblico ricoperti con cuscini di feltro, una console da post produzione video, un tavolo di redazione – dando così l’impressione che la forma del padiglione cambiasse a seconda della discussione che in quel momento in esso veniva ospitata.


Dal titolo ArchiPhoenix – Faculties for Architecture, il Padiglione Olandese si è trasformato per una settimana in un palco per esplorare (e dibattere) le capacità e i confini dell’architettura oltre gli edifici. Un vero e proprio generatore di contenuti, “causato” dal grave incendio che nel maggio scorso ha distrutto la facoltà di architettura di Delft, uno degli atenei più avanzati e moderni al mondo, di cui fortunatamente la meravigliosa biblioteca in legno si è salvata. Sono andati persi decenni di sapere e la società olandese si è data da fare: in meno di una settimana una tendopoli ha sostituito le ceneri dell’università, in meno di un mese il Ministero ha ri-acquistato i vecchi locali della facoltà per trasferirvi quanto resta in attesa di decidere il da farsi. Il mondo dell’architettura si è adoperato per cercare, attraverso una call, di ricostruire il prezioso archivio di progetti andati in fumo. I curatori del padiglione affermano che “il fuoco ha in qualche maniera azzerato tutto, dando vita ad una nuova era che permette anche un riposizionamento della comunità scientifica ed artistica. Le facoltà per una nuova architettura sono da intendersi nel senso delle loro capacità multiple. Soprattutto punti interrogativi invece che esclamativi.”

Dal 9 al 14 settembre 2008, dicevamo, il padiglione è stato un generatore di contenuti fittissimo, attraverso speed-date, workshop e conferenze, tutti filmati e editati. Da oltre 24 h di video sarà tratto un corposo programma di screenings che lo alimenterà fino alla fine della Biennale (anche se l’intero girato è stato trasmesso in streaming web in diretta sul sito del padiglione). Una redazione temporanea composta da esperti di architettura ed editor presente nel padiglione (in particolare il board di Archis, composto da Lilet Breddels, Arjen Oosterman e Chrstian Ernst, rispettivamente presidente, editore e redattore della prestigiosa rivista bimestrale Volume) darà vita ad interventi e catalogo dell’esibizione, che saranno fruibili anche online. Il padiglione verrà arricchito le prossime settimane anche da una mostra dell’esperienza culturale vissuta nei giorni del vernissage, quando era quasi impossibile entrare tale era la folla di pubblico in occasione dei dibattiti, che duravano invero dalle nove del mattino fino alla chiusura dei Giardini. Superbamente moderati dal filmmaker e architetto olandese Jord den Hollander, hanno discusso, tra gli altri: Observatorium, Tracy Metz, Field operations, Jeroen van Schooten, NL Architects, Ben van Berkel, ZUS, Ecosystema Urbano, Ivan Kucina, Aleksandar Sasa Ostan, Jo Coenen, Eyal Weizman, Lotek, MAP office, Adriaan Geuze, Droog Design, Lidewij Edelkoort, Jan Willem Neutelings, Fantastic Norway, Piet Vollaard, Recetas Urbanas, Emiliano Gandolfi (giovane curatore italiano da tempo espatriato in Olanda, curatore della sezione Experimental Architecture al Padiglione Italia), Networked Cultures, Cecilia Andersson, Guus Beumer, EXYZT, Jürgen Mayer H, International Festival, Winy Maas, Aaron Betsky, Mels Crouwel, Liesbeth van der Pol.


Le performance culturali erano organizzate secondo un framework di cinque domande: Perché facciamo (oltre la semplicità e verso la sostenibilità sociale); Che facciamo (al di là del semplice artefatto); Come lavoriamo (al di là dell’approccio singolare e verso la deriva collaborativa); Per chi produciamo (al di là del potere e dell’assegnazione), Perché occorre fare – e rifare – (al di là del sostenibile: sfidando il flusso delle risorse, sia materiali che umane).


©CultFrame 10/2008

 

 

Commissario: Ole Bouman

Curatore: Saskia van Stein in collaborazione con Stealth.ultd