In the kingdom of the blind the only eyed are kings: incontro Eyal Burstein (Beta Tank)

Taxing Art: un manuale di practices e tassazione

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In the kingdom of the blind the only eyed are kings: incontro Eyal Burstein (Beta Tank)

Taxing Art: un manuale di practices e tassazione

Uno dei progetti/concetti nella mia top list al ritorno dal London Design Festival 2011 è stato Scaffolding Brut, dello studio berlinese di design Beta Tank Studio. Incuriosita da quest’idea, incontro online il fondatore, Eyal Burstein, per capire perché salti su idee geniali come queste e se lo faccia per mettere in discussione con acume e gentilezza la profonda e radicata funzione del design attraverso un’attitudine a occuparsi di istanze sociali.

Burstein approfitta per parlare dei suoi progetti e rivela quanto amerebbe esporre open air a Milano o a Venezia, e da adesso in poi stiamo seriamente pensando di provare a realizzare la sua aspirazione. Sorseggiate queste parole, con un occhio alla foto gallery e ai link che vi guideranno nei suoi ultimi progetti. Tutti gli articoli del mio blog che recheranno il titolo della straordinaria canzone dei Dead Can Dance (Nel regno dei ciechi, I re sono gli unici vedenti) conterranno interviste rapide e sapide a protagonisti “laterali” del design internazionale.


Tassazione, il ruolo del design, una forte inclinazione a riscrivere le semantiche degli oggetti ed il dominio della funzione nell’art-design: mi sembri agire molto di più come pianificatore dei paesaggi domestici e dei gusti che da product designer o limited edition designer…


Non sono sicuro di essere un urbanista degli spazi domestici. Sono interessato piuttosto al potenziale di oggetti ordinari, capaci di narrare una storia, che però io non pianifico oppure non cerco di raccontarne qualcuna in particolare. Non direi del resto neanche che agisco come designer classico e fino a poco tempo fa manco avevo un laboratorio o un ufficio e mi affidavo a realizzatori per fare i miei pezzi. Penso di essere di questa nuova razza che non viene fuori dal mondo del fare
ma è assorbita, attirata da esso.


Quanto le tue nazionalità ed i tuoi studi hanno influenzato la tua poetica? Puoi fare degli esempi? Io sono italiana ma il fatto che venga dal sud mi porta spesso miglia distante da quelli nati nel nord, sembra un altro mondo!


Non sono sicuro dell’effetto della nazionalità sui miei progetti. Sono nato a Tel Aviv, cresciuto a Londra e attualmente vivo a Berlino. Mi piace essere outsider e sentire la città sempre in una sorta di oblio culturale. Credo che la mia poetica sia influenzata piuttosto dal mio essere stato allevato un po’ nomade. Con un BA in Graphic Design al London College of Printing e poi un MA in Interaction Design al Royal College of Art. Non studio come vedi il Product Design e il sentiero su cui attualmente mi trovo non era previsto. Quando studiavo, passavo la maggior parte del tempo nei laboratori dei college piuttosto che nelle loro biblioteche. Ero attirato dalla parte fisica del costruire e l’atmosfera attorno agli studi di product design era contagiosa. Quindi direi che ne’ gli studi, ne’ la nazionalità hanno avuto un grande effetto sul mio lavoro. E’ stata più influente la personalità di docenti e colleghi incontrati lungo la strada.


Scaffolding Brut è il tuo ultimo progetto: ambisce a separare quello che di temporaneo e scomodo è contenuto in una ristrutturazione o costruzione di qualcosa, per dare piacere e decorazione agli occhi di chi passa vicino a questi siti. Per ripensare e riscrivere le impalcature da cantiere.


Hai esibito questo progetto in un museo: hai anche lavorato un po’ sul ruolo del cliente in questo caso (chi comprerà la versione di porcellana, ad esempio?). Immagino che se metti qualche Brut fuori all’impalcatura del tuo palazzo in ristrutturazione, ti devi fare una ragione che qualcuno possa rubarli…


Scaffolding Brut è il nome del mio ultimo progetto di ricerca e quando il London Design Festival mi ha chiesto di mostrare alcuni lavori al Victoria and Albert Museum ho deciso di usare questa opportunità per iniziare il progetto.


Volevo iniziare con un oggetto che sarebbe stato rappresentativo delle intenzioni ma che sarebbe potuto essere anche un oggetto che tipicamente si trova in un museo, per questo ho deciso di fare accessori di porcellana per impalcature di cantiere e sto pensando di farne delle versioni molto più pratiche in acciaio. Sono stato felicemente sorpreso dall’interesse dei collezionisti: questi Bruts sono usati più come centrotavola e non ci sono tentativi di trovare loro una funzione.


Ritorno seria: il progetto Impalcature è molto più orientato sull’estetica del disastro e rappresenta una riflessione più profonda su come rinnovare, anche dal lato funzionale, un oggetto così presente e quell’atmosfera così transitoria che sembra sempre accompagnarlo e circondarlo: ovunque, in ogni cultura in ogni scala di progetto edile. Il tema è sicuramente molto ambizioso, stimolante per un designer. Puoi accennare agli sviluppi successivi di Scaffolding, al di là degli accessori gioiello che hai presentato a Londra? Quali altre idee pubblicherai nel secondo tuo libro, Scaffolding Brut?


Certo. Le impalcature sono ovunque, progettare per le impalcature significa accettare alcune verità sulle nostre città. La prima è che sono coperte di tubi, la seconda è che queste strutture, pensate per essere temporanee, alla fine rimangono sù per tanto tempo. Guardo quindi alle impalcature come un medium potenziale così come a un materiale molto interessante. Il mio approccio è assai simile alla reazione che fu tipica di movimenti come l’Arts and Crafts verso gli oggetti di uso comune. Ma la beatificazione è solo uno degli aspetti, mi piace soprattutto vedere fino a che estremi si possa spingere l’impalcatura e quali siano le attuali limitazioni e mi piacerebbe progettare quindi opzioni per le impalcature del futuro.


Sembri molto più affascinato dal progettare libri che fare video delle tue idee. E’ corretto? Se lo è, è perché sei follemente innamorato della grafica o perché ami fare teoria nel modo più
established?


Taxing Art è la storia di come gli oggetti vengano classificati in un paese e del loro conseguente viaggio lungo i confini. Molto di questo ha a che fare con la burocrazia, leggi e regolamenti. Fare un libro su questo ha molto senso. Ho fatto anche video prima e se fosse appropriato per un progetto ne farei ancora di certo. Avendo pubblicato un libro, ho anche capito quanto sia versatile come medium. Anche se vengono continuamente pubblicati un sacco di libri, il loro diluvio è poca cosa se paragonato alla eccessiva quantità di video in circolazione.