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più di 300 artisti, la maggior parte indigeni, protagonisti di 'Stranieri Ovunque'
90 nazioni e 30 eventi collaterali alla 60maBiennale arte curata dal brasiliano Adriano Pedrosa
A ‘Stranieri Ovunque’, la 60ma Biennale Arte che si apre il 20 aprile e si chiude il 24 novembre 2024 a Venezia, ci sono 90 paesi che espongono i loro artisti (tra quelli presenti la prima volta anche Benin, Etiopia, Repubblica Unita della Tanzania) e ad essi si aggiungono 30 eventi collaterali.
Questi i primi numeri dell’ultima mostra dell’ottimo quadriennio del Presidente Cicutto.
A curare questa biennale che si annuncia un tributo al global south e una profonda riflessione del peso e della condizione della cittadinanza (che ormai appartiene a tutti, sia al sud sia al nord del mondo) è il curatore queer, displaced e terzomondista Adriano Pedrosa che è stato nominato da Ciccutto nel dicembre 2022.
‘Sono e mi sento personalmente coinvolto nei temi di questa biennale.
Ho sperimentato un’intensa attività di viaggio e di displacement sin dai miei anni giovanili. Il mio passaporto, volendo seguire una speciale classifica di un sito specializzato, è tra i più ambiti del terzo mondo ma tale resta agli occhi del ranking dei posti di cui avere la cittadinanza. Da curatore brasiliano ho spesso nel mio contesto sperimentato la marginalizzazione dei cosiddetti ‘artisti popolari’ uno dei nuclei che porto all’attenzione in questa biennale. Nel mio paese c’è un’enorme diaspora, quella che si attesta all’interno viene da tanti paesi come l’Italia, il Libano, il Brasile, l’Africa. Siamo stati un paese colonizzato e abbiamo la nostra diaspora nel mondo Sono, infine, un curatore queer del Global South.
Il titolo della 60ma Biennale Arte viene da un lavoro di Claire Fontaine, artisti di stanza a Parigi ma provenienti da Palermo. Pedrosa ha curato una loro mostra itinerante di textual art al neon ‘Stranieri Ovunque’ in molte lingue incluse quelle del Global South. Insieme ad oltre 300 anche in mostra per la prima volta, son tra i più giovani presenti anche se non sono giovanissimi. I loro lavori sono alle Gaggiandre (e saranno intervistati nel catalogo dove cento autori scrivono sugli oltre artisti selezionati, con il design di Studio Campo di San Paolo del Brasile). E’ una biennale di tributo ad artisti deceduti ed ad artisti avanti con l’età.
Le condizioni di dispersione, di ghettizzazione e di apartheid nel gender, nella sessualità, nel reddito, nel linguaggio: ‘noi stranieri ovunque’ si adatta perfettamente alla città che lo ospita perché Venezia è il climax di queste condizioni e fenomeni che diventano sempre più stridenti nell’epoca che viviamo.
L’arte è mobile per definizione, secondo il curatore, e paradossalmente la sua mobilità è aumentata nel XX secolo che invece come epoca si caratterizza per oscurantismo, chiusura di confini ed esilio, scarsezza di mobilità per chi viene dal Global South.
L’arte indigena, l’arte popolare e la disobbedienza sono i temi più importanti della mostra internazionale e Pedrosa ha precisato che non è una reazione alle tematiche più ‘fashion’ e più edgy del momento come l’AI e l’arte generata dai calcolatori, assenti dalla sua curatela: ‘è solo uno dei molteplici punti di vista, di sicuro altri curatori si occuperanno di temi diversi’ ha risposto ad una domanda alla conferenza stampa.
Il padiglione Italia si apre con un murales di grandi dimensioni di Mahku, collettivo indigeno e in mostra anche Mataaho, artisti aborigeni della Nuona Zelanda (molti gli artisti maori invitati, che lavorano su vari supporti; dalla carta alla scultura alla pittura, al tessile, al disegno).
La scena queer conta esponenti dal Canada, dalla Cina, da Hong Kong, Perù, Filippine, Stati Uniti e conta anche una sezione dedicata all’Astrazione con esponenti olandesi e di altri paesi inclusa l’Italia.
Una grande sezione dedicata ai film ed i video dell’arte ‘attivista’ si trova all’Arsenale ed è curata dall’Italiano Marco Scotini. Si intitola Disobbedience Archive, è divisa in due parti. Il ‘Nucleo Contemporaneo’ mostra film e video sul genere e sulla diaspora dal 1975 ai giorni nostri con 39 artisti e collettivi. Il ‘Nucleo Storico’ mostra artisti e lavori fino al 20mo secolo dall’America Latina al Medio Oriente, Africa ed in generale il Sud globale. Occupa tre stanze: una dedicata all’astrazione con 37 artisti tra cui la Scuola di Casablanca con lavori anche mai mostrati prima; una dedicata alla figurazione, ai ritratti con 120 artisti da ogni parte del mondo dal Sudan allo Sri Lanka, Uruguay, Vietnam, Brasile, Cile, Argentina. Infine una sala dedicata alla diaspora italiana dove trovare oltre 40 artisti del XX secolo emigrati in Africa, Asia, America Latina come Lidy Pratt, Nenna Sanguineti, Lina Bo Bardi che peraltro ha vinto un Leone d’Oro alla Carriera nelle scorse Biennali di Architettura.
Sicuramente, afferma il curatore, il Nucleo Storico è il luogo della sua mostra dove vedere più artisti mai esibiti insieme finora. Un luogo che promette quindi molta ispirazione.
Tanti i temi trasversali, oltre alla decolonizzazione (interpretata diversamente da altri curatori in passato): uno in particolare è l’arte tessile. Dal batik a molte altre tecniche originali.
Questi lavori sottolineano un portato incredibile di inventiva, artigianalità e diversità che sono tecniche e temi spesso ‘un po’ stranieri’ rispetto a quanto si vede e si applica nell’arte dell’oggi.
La prospettiva globale si concentra nell’invito a molti collettivi ed artisti indigeni dall’Amazzonia, Guaranì, luoghi Maori e altri artisti indigeni dal Perù, Uruguay e tanti altri. Ma ci sono altre prospettive indagati come quella dei legami familiari nell’arte: parenti, padri/figli e fratelli che creano insieme.
Anche questa Biennale mostra grandi opere outdoor sia ai Giardini che all’Arsenale, come quelli di Anna Maria Maiolino (Leone d’Oro alla Carriera), Beatriz Cortes, Claire Fontaine. E avrà una sezione di performance all’opening e alla chiusura della mostra; come negli ultimi anni avrà anche il padiglione di Applied Arts all’Arsenale curato dal VAC (Londra) con opere, anche tessili, di Beatriz Millases. Confermata la sezione alla Polveriera di Forte Marghera con 10 lavori di Nedda Guidi e confermata la seconda edizione di Biennale College dedicata ad artisti under 30.
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