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I giorni del cinema a Torino con il TFF
il festival dei registi del futuro in scena a Torino
Il TFF (Torino Film Festival) è unico nel panorama italiano e sud-europeo per la missione - incoraggiare il nuovo cinema ed i giovani autori - e per la propulsione data a mostrare ogni genere di lungometraggi, senza dimenticare la predilezione per il documentario (da sempre la migliore sezione del festival) e la sezione corti.
Tante sono le sezioni ‘collaterali’ in cui immergersi per scoprire quello che al cinema non viene spesso proiettato.
Il 2019 celebra da un lato i film horror e la musa più nota di questo genere (Barbara Steele) con una corposa retrospettiva nella sezione non competitiva After Hours (dedicata ai film di serie B e di genere: quest’anno anche quattro commedie e science fiction) e dall’altro una delle più interessanti autrici del momento, la macedone Teona Strugar Mitevska (tra i giurati della sezione principale di concorso, Torino 37).
Chi è Teona? Autrice, regista e produttrice dei suoi film assai notata alla ultima Berlinale (con God Exists, Her Name is Petrunija), ha una casa di produzione nella sua città (Skopje) spesso sfondo e protagonista delle sue pellicole che mischiano generi, temi e soprattutto incantano per la qualità filmica e le invenzioni fotografiche.
Al TFF saranno proiettati cinque dei suoi ultimi film tutti in anteprima italiana (oltre a quello visto in competizione a Berlino anche How I Killed a Saint, I Am from Titov Veles, The Woman Who Brushed Off Her Tears, When the Day Had No Name).
In tema di cinquine, altrettanti grandi titoli nella vita di Carlo Verdone - attore e regista di commedia italiana - saranno in programma dato che che è stato nominato ‘guest director’ dopo tre anni di trattative tra lui ed il TFF per ospitare la sua personale ‘visione’ del mondo di celluloide.
I selezionatori del Festival, diretto da Emanuela Martini (settantenne giornalista e autrice italiana, al secondo incarico alla vetta del festival), hanno ricevuto e visionato oltre 4000 opere (tra corti, medi e lungometraggi), ne hanno scelti 149 lungometraggi, 11 mediometraggi e 31 cortometraggi. 44 sono opere prime e seconde, 45 sono anteprime mondiali, 28 anteprime internazionali e 64 italiane. Ma la direttrice ha dichiarato con convinzione alla stampa (soprattutto italiana) che va fiera soprattutto del focus sul cinema horror, della cinquina di visioni di Teona e della cinquina indicata da Verdone.
Il festival si è aperto il 22 novembre con una commedia surreale sul nazismo, Jojo Rabbit di Taika Waititi (con Roman Griffin Davis, Thomasin McKenzie, Scarlett Johansson, Sam Rockwell) e si chiude il 30 con un thriller presto in uscita sugli schermi europei (Knives Out di Rian Johnson con Daniel Craig, Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Toni Collette, Don Johnson, Michael Shannon, Lakeith Stanfield, Katherine Langford, Jaeden Martell).
In concorso a Torino 37, la più importante sezione del festival, come sempre solo opere prime, seconde o terze di giovani registi da scoprire.
Il principale premio in denaro (pari a 18.000 euro) si affianca al Premio Sandretto Re Rebaudengo (pari a 7000 euro) e ai premi per la miglior attrice ed attore, migliore sceneggiatura, Premio del pubblico.
Quindici film in competizione quest’anno, da Argentina, Canada, Cile, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Islanda, Italia, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Taiwan, Tunisia.
Difficile pronosticare il migliore (qui negli anni scorsi si sono visti autori che poi hanno vinto a Cannes, Berlino ed altri festival: da Ming-Ling, a Kaige ad Alonso al nostro Pietro Marcello, passando per Piva, Larrain, Chazelle e Dano).
Scommetterei quest’anno sul cileno Jorge Riquelme Serrano, sul francese Marc Collin (musicista e co-fondatore degli strepitosi Nouvelle Vague), del giovanissimo Kantemir Balagov (allievo di Sokurov), sulla distonia dello spagnolo Galder Gaztelu-Urruti, su Ms Whitelight dell’americano Paul Shoulberg e sono curiosa dell’esordio di una coppia di italiani (Riccardo Spinotti e Valentina De Amicis) che portano un film dal titolo ‘paramount’: Now is Everything con nel cast anche la modella Camille Rowe oltre che Ray Nicholson (figlio di Jack), Anthony Hopkins. Last but not least, se fossi in voi non perderei Wet Season non solo perché difficile che lo vedremo sugli schermi italiani ma perché potrebbe ipotecare qualche premio dato che l’autore è l’ottimo Anthony Chen.
La più preziosa sezione del festival forse è e resta TFF DOC (competitiva, è divisa in due sottosezioni, quella italiana e quella internazionale) che rende questo festival un po’ il ‘Sundance’ italiano. Quest’anno 16 titoli in totale dove giovani autori raccontano molte storie che di solito non vediamo, non vengono raccontate dai media mainstream e spesso celano urgenze e situazioni da conoscere non solo da teatri di guerra o zone già sotto gli occhi dei riflettori: molte sono storie ‘frattali’ che riguardano crisi familiari, difficoltà economiche in territori secondari, biopic di poeti, scienziati, artisti meno conosciuti.
Festa Mobile è la sezione senza ‘generi’ che racchiude quest’anno storie da ogni latitudine ma soprattutto curiosi debutti come quello di Ginevra Elkann con Magari (la giovane rampolla di Casa Agnelli è di casa sia a Torino per il suo impegno nella fondazione di famiglia sia nel cinema, essendo tra gli illuminati ad aver fondato la Good Films che ha permesso di vedere film indimenticati) che racconta una storia dal sapore assai autobiografico.
Curioso in questa sezione anche The Projectionist di Abel Ferrara sulla New York degli anni 70, presente nel festival anche con Tommaso un ritratto di se’ stesso e del quartiere Esquilino di Roma.
Tra le altre sezioni, quella dei corti (italiani ed internazionali). E soprattutto i 19 film di ONDE che si affianca ad Artrum (ricognizione sulla cinematografia espressa da artisti visivi, quest’anno il focus è sulla Turchia con 9 titoli) dove vedere titoli che nei nostri cinema non arriveranno mai e che si distinguono per l’urgenza di raccontare luoghi e fatti del nostro presente. Queste sezioni sono state create in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
I Premi
A white white day del regista islandese Hlynur Pálmason vince il premio Miglior film. Doppia scelta per la Migliore attrice che va a Viktoria Miroshnichenko e Vasilisa Perelygina per Dylda/Beanpole di Kantemir Balagov (Russia), così come per il Miglior attore, assegnato a Giuseppe Battiston e Stefano Fresi per Il grande passo di Antonio Padovan.
La Giuria di Torino 37 è stata presieduta da Cristina Comencini e composta da Fabienne Babe, Bruce McDonald, Eran Riklis, Teona Strugar Mitevska.
Migliore sceneggiatura a Wet Season di Anthony Chen - film nella nostra lista mentre Ms. White Light di Paul Shoulberg (Usa) si è aggiudicato il Premio del pubblico.
Annunciate le date della prossima edizione: 20-28 novembre 2020.
A white white day, secondo lungometraggio di Palmason, ha già vinto al Nordic Film Days a Lubecca ed è stato premiato alla Settimana della Critica a Cannes.
Il Premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (ed il premio Fipresci) è stato assegnato a Le reve de Noura di Hinde Boujemaa (Tunisia, Francia, Qatar).
Miglior cortometraggio Spera Teresa di Damiano Giacomelli con Premio Speciale della giuria a La Buca di Dario Fedele.
La Giuria composta da Altan, Paolo Mereghetti e Cosimo Torlo ha assegnato il Premio Cipputi 2019 - Miglior film sul mondo del lavoro a Hong Village di Lungyin Lim (Taiwan/Repubblica Ceca).
Miglior film per il Premio Cinema d'Acqua, prima edizione del concorso per cortometraggi italiani organizzato con Qc Terme, è Apollo 18 di Marco Renda, mentre il Premio Torino Factory è stato assegnato ex-aequo, a Manuale di storie del cinema di Stefano D'Antuono e Bruno Ugioli e a Selene di Sara Bianchi.
Premiati anche Sono innamorato di Pippa Bacca di Simone Manetti e Nour di Maurizio Zaccaro, film ispirato al libro Lacrime di sale del medico di Lampedusa Pietro Bartolo.
Last but not least, un premio anche al mio film preferito andato allo spagnolo El Hoyo del regista basco Galder Gaztelu-Urrutia al suo primo film: si tratta del premio Scuola Holden.
Se vi capitasse di trovar questo film non esitate a correre a vederlo: surreale, distopico nasce da una sceneggiatura originale pensato per il teatro ed è scenografato impeccabilmente per il cinema continuando ad avere il sapore per il teatro. La storia narra di una prigione dello stato a forma di buco, composta da 333 livelli (ciascun livello ospita due ‘carcerati’). La galera mischia prigionieri volontari e non dato che è anche un metodo di redenzione od ascesa sociale (ad esempio, per acquisire un diploma). Un sontuoso carrello del cibo meticolosamente preparato da una schiera di cuochi in livrea nel ‘mondo di sopra’ affronta livello dopo livello fino all’ultimo dove di cibo ne resta ben poco….