War Childhood Museum, il primo al mondo. Governato da un algoritmo

La guerra raccontata con gli occhi dei bambini

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War Childhood Museum, il primo al mondo. Governato da un algoritmo

La guerra raccontata con gli occhi dei bambini

Governato da un algoritmo e preceduto da un libro di successo quanto orizzontale perché messo insieme da una ‘call’ lanciata alla popolazione, il War Childhood Museum è un progetto unico, recentemente premiato dal Consiglio d’Europa per la sua idea innovativa. 

 

E’ il primo museo dedicato alle esperienze infantili di guerra e finora è anche l’unico, anche se cerca di esportare la sua expertise altrove, ad esempio in Libano, Ucraina e Stati Uniti dove molti sono i giovani profughi di guerra che lì vivono stabilmente. Si trova a Sarajevo e colleziona oggetti e memorie, testimonianze video. Oltre alla ricerca per trovare sempre nuovi oggetti e testimonianze - ed oltre ad organizzare mostre temporanee - ha una collezione permanente dal 2017.

 

‘Non è un memoriale, è un museo che celebra la vita e gli esseri umani che sono nel mondo, non la guerra, i bambini fino a sei anni non pagano e abbiamo tantissime attività quotidiane per loro al museo’ ci racconta Jasminko Halilović che prima di fondare il museo ha lavorato per circa due anni e mezzo sul libro che raccoglie le esperienze della sanguinosa guerra che ha coinvolto il suo paese. Il budget del museo si regge per il 30% dal ricavo dei biglietti e per il 70% dal fundraising con i vari donor, specialmente fondazioni e altre istituzioni che si occupano di riconciliazione post-bellica o arte e cultura. Per dignità, vista la materia trattata, hanno scelto di non avere un bookshop e vendono solo borse e il loro libro. Mentre tutte le attività per bambini - come ad esempio anche uno spazio aperto a tutti per venire a fare i compiti - sono sempre gratuite.

Primo su Tripadvisor come luogo di visita sui dieci migliori della città, oggi conta circa 35 tra impiegati full e part time.

 

Il museo si fonda su un assunto semplice, peraltro vissuto in prima persona dal suo fondatore, tra i più virtuosi under 30 secondo una famosa fondazione: tutti i progetti di documentazione sulle guerre non prendono mai in considerazione la prospettiva dei bambini (e lui è stato un bambino, aveva quattro anni e viveva a Sarajevo, durante la guerra).

 

Quando ha iniziato a pensare di fare un libro (che è nato da una call sui social per rispondere alla domanda ‘ cosa ha rappresentato per te l’infanzia di guerra ‘) che poi ha avuto un successo incredibile ed è stato anche tradotto in molte lingue, giapponese incluso, non pensava che la grande fatica fatta di tanti incontri nei bar e tanto lavoro non pagato potesse portare dove è arrivato. E dopo il libro, essendoci ancora tanto materiale prezioso non pubblicato, ha deciso di iniziare a fare un museo soprattutto per arginare la decisa visione nazionalista del suo paese. Una scommessa vinta soprattutto considerando come è difficile avere una sede in centro storico a Sarajevo, sotto la spinta del turismo dilagante.

 

Come scegliere tra le immense collezioni di immagini, video e soprattutto testimonianze? Halilovic ha inventato un algoritmo (ha una grande passione per la matematica) che cambia costantemente la ‘visione’ grazie a una specifica miscela di tutte le categorie con cui sono indicizzate le storie in mostra (scuola, rifugiati, musica, etc: sono in tutto, al momento, 37).

 

Oltre a famiglie e bambini della città e oltre ai molti turisti, gli altri visitatori tipo sono gli antropologi e gli psicologi. Spesso artisti visivi del paese vengono coinvolti per tenere i workshop con i bambini.

 

 

#warchildhoodmuseum