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Where They Create Japan: foto e storie degli studi di creativi giapponesi
Dal 1 novembre nelle librerie, racconta e ritrae quel che è sempre nascosto
Conoscere un paese (il Giappone) attraversando gli studi dei suoi artisti e designer è una prospettiva inusuale ma ricca, di senso e di significati. Ce la regalano due autori: un fotografo australiano, nato a Melbourne ora di stanza a NY, di lontane origini italiane (Paul Barbera). Ed una scrittrice e giornalista, oltre che curatrice: la giapponese Kanae Hasegawa. Come? Facendo quello che sanno fare meglio. Barbera ha portato avanti (prima su un blog e poi su riviste di settore, si occupa di lusso e design) un inusuale progetto a lungo termine (wheretheycreate.com) che consiste nel visitare gli studi di artisti – che lavorano in ogni settore creativo, inclusi moda design e architettura – e ritrarli ‘qui ed ora’ senza luci artificiali o senza make up o styling. E’ in questo modo che chiunque di noi può quindi cogliere, nella sua vividezza un microcosmo di una persona ‘di questo mondo’ nell’atto di compiere il suo lavoro ed in una giornata qualsiasi.
Where They Create Japan nasce dall’intuizione degli autori e dalla sensibilità di una casa editrice olandese, Frame Publishers, che pubblica due riviste di design ed arte oltre che titoli che spaziano da trattazioni tecniche a cibo per la mente per gli stessi creativi ritratti da Barbera.
Curata e solidamente disegnata, non appena la prenderete tra le mani saprete che maneggiate una pubblicazione borderline.
Più un alfabeto per la mente che un trattato sui makers, Where They Create Japan seleziona una classe (creativa) di età e supporti molto differenti; attraverso i luoghi scelti ed abitati da questi professionisti traccia una mappa del Giappone, della sensibilità di alcuni distretti o dell’emergenza di nuovi sul fronte produttivo o abitativo; riesce a definire soprattutto il grande valore dell’artigianato e del fare che ancora oggi – immutato nei secoli – questo paese esprime (ed esporta, incapsulato in marchi di tutte le provenienze, sono grandi uccelli migratori…).
Se state per andare a vivere in Giappone, se non leggete riviste e d’un colpo solo volete informarvi sulla scena del progetto o della moda in questo paese, se siete curiosi di capire come si svolge il vostro mestiere in un’isola lontana dal vostro continente, Where They Create Japan è un libro adatto a rispondere anche a queste esigenze.
Kanae Hasegawa, che definisce il lavoro di Barbera ‘sereno, sobrio e bellissimo’, ha ragione: il fotografo si sofferma su particolari (costruttivi, di arredo, di creazioni) di questi studi che rendono il ritratto della persona intervistata ancora più esplicativo e potente, che parla anche dei suoi moti interiori. La vera ‘narrazione’ delle storie di questi creativi si realizza però con il contenuto più strettamente testuale del libro, composto dalla Hasegawa: brevi testi introduttivi si accompagnano ad interviste lunghe ed accurate a ciascuno dei soggetti ritratti. La lettura dei testi dipana non solo un milieu creativo, ma la sensibilità di un paese, della sua etica, delle sue scuole e della sua architettura ‘emozionale’ oltre che di quella figurata e reale.
Chi sono quelli visitati dall’obiettivo di Barbera e dalla penna di Hasegawa? Ci sono architetti, artisti, direttori artistici, grafici, designer tessili, fiorai… Ci sono nomi famosi, come gli architetti Kengo Kuma, Tadao Ando. O come l’artista Mariko Mori e la sua stanza bianco candido per il tè (nel libro, lo prepara con il rituale giapponese al fotografo e spiega in verità cosa fa quando risiede in Giappone e cosa fa nelle altre due città che abita: Londra dove ricerca nuove idee e New York dove le realizza).
Oltre ad essi, aprono sé stessi ed i loro studi anche Anrealage (dietro il brand di culto il cui nome deriva dalla combinazione di 3 parole – Real, Unreal, Age – c’è un fashion designer classe 1980 come molti altri della pubblicazione: Kunihiko Morinaga), Christopher Nemeth, Discovered, Engineered Garments, Kaibutsu (un web designer, Yosuke Kitani), Kenya Hara, Kohei Nawa, Kyotaro, Makoto/Azuma, Nendo (cioè il furniture designer Oki Sato), Noritaka Tatehana, Nuno (la textile designer Reiko Sudo), Party, Rhino Inc., Rikako Nagashima, Satoru Aoyama, Schemata Architects, Shinji Ohmaki, Simplicity, Sou Fujimoto, Takahashi Hiroko, Takahiro Iwasaki, Takashi Kumagai, Teruhiro Yanagihara, Tokujin Yoshioka, Torafu, Toyo Ito, White Mountaineering, Wonderwall (interior design).
Tra di loro si stimano e si apprezzano e non è raro, soprattutto per i più junior, essersi conosciuti personalmente – come è accaduto a Kitani che ad un evento di Hermès ha conosciuto Azuma di Makoto (e si è ispirato da lui per arredare il suo studio parecchio grezzo con cemento a vivo il cui contrappunto è una ricca distesa di piante in vaso). Le classi di età sono varie e coprono range amplissimi: è una radiografia di creativi (e del mondo del lavoro in Giappone, molto diverso da quello Europeo o statunitense) che spazia tra chi ha settant’anni e chi molto meno della metà.
Questo libro racconta quel che si vede e soprattutto quel che non si vede: dalle abitudini creative ed abitative (quante ore di lavoro, quale tragitto da casa all’ufficio – c’è chi si porta il gatto tutte le mattine da casa al lavoro - quale finestra preferita per una pausa e per uno sguardo, se si lavora con la musica o no) finanche al disvelamento di spazi normalmente nascosti (in teoria lo sarebbero tutti: se non si è invitati in uno studio di un artista normalmente non vi si accede, non è un negozio non è una galleria). Ma un caso è particolare, ed è anche il caso di una delle storie più interessanti perché più di altre configura quanto il livello creativo giapponese sia assai legato allo scintoismo e alla sua filosofia. Parliamo proprio di Makoto, brand di un fiorista (e botanico) totalmente ante-litteram, Azuma. Il suo negozio è vuoto se ci passate: Azuma tiene i fiori nel sotterraneo (e le bellissime composizioni che realizza, salvate dalla caducità grazie alle foto di Shunsuke Shiinoki). Il perché lo scoprirete leggendo il libro.
Quattro sono coloro i quali sono chiamati a raccontare – a mò di prefazione – il loro rapporto con il Giappone ed il loro perché di questo libro (oltre al fotografo stesso). C’è chi vi è nato (Nicola Formichetti, ora direttore creativo di Diesel; l’ex mediano di Serie A Hidetoshi Nakata) sia perché ci ritornano costantemente per lavoro e per amore del paese (Tyler Brulè, il creatore di Wallpaper* e ora, da un bel po’ veramente, di Monocle). Last but not least, il più longevo del libro: Mineaki Saito di Hermès.
Where They Create Japan
• Nelle librerie dal 1 November 2016
• Fotografie di Paul Barbera
• Scritto da Kanae Hasegawa
• Lingua: Inglese
• Graphic design: Frame Publishers
• 200 x 255 mm / 312 pagine / colore / copertina morbida
• ISBN 978-94-92311-02-3
• €29.00 (acquista qui sconto del 20% dal 18 ottobre al 1 novembre incluso)