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Basilea e oltre: temi primari tra arte, teatro, design e collezioni
data: 17-06-2015
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Intervista a Nicola Toffolini
Inventore di mondidata: 24-04-2011
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Donne senza uomini.
Installazione multimediale di Shirin Neshatdata: 01-03-2011
Consigli (evergreen) di letture
appassionate opere prime di emergenti italiani e francesi, saggi sulla letteratura alta
Una sporta di libri minori per le vacanze invernali, lontani dal clamore dei media e delle strisce radiofoniche dei conduttori delle major. Quelli che forse, insomma, vi potrebbero sfuggire.
Perfetto per un regalo all’amico che è partito ma che quella storia l’ha vissuta sulla pelle è Crepa, opera prima di una scrittrice trevigiana (e producer televisiva di stanza a Milano) Caterina Perali (ISBNB 978-8899633004).
E’ la storia di una comunità di resistenti, una serie di single e famiglie di diversa estrazione ed età, che si trova a vivere appieno o a subire la trasformazione urbana dei tardi anni 90 di Milano, in particolare nel quartiere Isola, sventrato per far posto ad una metro (‘la Lilla, serviva? Boh…intanto non è ancora finita’) e ad una serie di condomini di lusso ed headquarter, del pari di lusso, tra cui il famigerato Bosco Verticale costruito da un architetto borghese ex assessore della cultura e mancato sindaco della città, la cui famiglia conta, ad oggi, un (altro) direttore di giornale e l’attuale direttore dell’inps. Genitrice una fine designer Cini. Molti i riferimenti ai protagonisti dell’epoca (sotto nome di fantasia, come di fantasia è il nome della strada che l’autrice sceglie, via Simone de Beauvoir).
Crepa sta per quella che comunemente si apre nelle pareti (a causa, ad esempio di vibrazioni, come accade nell’unico condominio che resisterà allo sventramento del tratto di Via de Castilla/Via Volturno, dove ancora ha sede una vecchia trattoria e dove l’autrice ha abitato per anni) ma anche per Muori!, come accade a una comunità lacerata da polvere e continuo rumore. E forse come crepa esistenziale - laddove la storia narra di amori, innamoramenti e ricerca di stabilità in un mondo dove il contratto più stabile, come quello dell’io narrante un architetto prestato alla pubblicità, è ‘due anni con tredicesima e quattordicesima’ (invero la scelta dell’autrice di servirsi di un personaggio maschile le consente di esplorare con dovizia ed intensità la ricca galleria di personaggi femminili che popola il romanzo).
Restando sul filo della precarietà, La Questione più che Altro (ISBN: 9788874525690), ancora un’opera prima di un’autrice stavolta assai giovane, anzi giovanissima e pure essa veneta, Ginevra Lamberti per Nottetempo.
Questo libro in realtà ad una prima lettura si stronca senza appello e si lancia nel cestino (il lessico adottato, unica vera innovazione stilistica, è quello del piattume generazionale senza appello, una parafrasi volutamente litanica, autolesionista ed inscatolata). E’ la fine dello scritto a ricollocare tutto, energizzando l’intero plot a farvelo ritirare fuori dal cestino.
Non ve la sveliamo il finale, non sarebbe carino: vi diciamo, invece, sì, che la storia si fregia di una bellissima opera in copertina, quella di una veneziana doc (trapiantata a Milano, firma opere soprattutto in vendita a Galleria Continua) Margherita Morgantin. Certo, perché l’opera prima in questione, parla di Venezia – città vista stavolta in un’ottica poco solcata, quella della grande madre di tanti universitari (oltre a tre università statali, vi sono anche decine d’istituti e branch di università estere) che spesso decidono di restare nonostante le grandi difficoltà a trovare lavoro. Adatto per regali a nipoti sotto il 21mo.
Un’incursione nella dottrina, soprattutto letteraria, la possiamo invece fare grazie ad una piccola casa editrice (Saecula, ancora veneta) dedicata alla storia con un personalissimo (e interessante) taglio editoriale. Una collana in particolare ci ha incuriosito, conoscendo il suo direttore Alberto della Rovere (bancario per metà e per metà scrittore, tra gli animatori di un circolo di lettori, la Casa delle Parole): la collana si chiama Di storie in Storia. Nessuno testimonia per il testimone e al momento ha dato alla luce, da pochissimo, due titoli, in distribuzione ovviamente nazionale partendo con 300 copie l’uno. E’ dedicata a scrittori e storici della cultura contemporanea.
Il primo, Dialogo con Enrico Palandri, scritto dal direttore stesso, è una lunga ed accorata intervista ad uno scrittore saggista e traduttore italiano, quell’Enrico Palandri (1956) che ha ispirato decine di scrittori con il suo Boccalone (tra cui il mio super amato Tondelli).
Palandri - poco si sa ma è un grande amante di Venezia dove è nato e dove insegna, oltre che a Londra, letteratura e dove è tra i grandi animatori dello stesso circolo di lettori di Della Rovere – ha camminato e chiacchierato per ore e per giorni per consegnare queste parole all’editing e al sapiente rammendo. E’ una battaglia, sempre sensata profonda e ramificata nel perché della parola – non importa se letteraria o carsica, se cantata o messa in strofa – questo è il libro che fa per voi o per chi amate se cercate soprattutto la cristallizzazione di una recentissima parte della storia letteraria che ancora nessuno ha messo in un frame prima di questo libro.
Il secondo, Dialogo con Gian Mario Villalta (ISBN: 978-88-98291-39-7), è una lunga e suadente intervista tra il poeta pordenonese e Alberto Carollo, l’autore del volume. Qui non si parla solo e soltanto di letteratura e poesia ma della terra da dove viene il poeta, spietatamente ritratta in senso storico, economico e sociale.
Finanziata dal governo francese per la traduzione in Italiano, e pubblicata da un’altra curiosa casa editrice (66THAND2ND, stavolta romana, di solito si occupa di sport e viaggi), la magistrale opera prima (agilissima, si legge in un giorno se siete voraci, ma resta settimane nei vostri sogni) di un giovanissimo autore francese per studi, ma centroamericano per ascendenza, Miguel Bonnefoy.
Il Meraviglioso Viaggio di Octavio (traduzione di Francesca Bononi, ISBN 9788898970216), in lingua originale è Le voyage d'Octavio, è un romanzo che erroneamente si può pensare permeato dal realismo magico di Garcia Marquez ma che in realtà va oltre e abbraccia il migliore Conrad.
E’ insieme un romanzo sentimentale, un quaderno di viaggio nella storia remota (ed inventata) ancora una volta di una grande madre (stavolta il Venezuela, la nazione della madre dell’autore) e una grande prova di abilità nel racconto di temi così tangenziali nella storia letteraria (come quella dell’intarsio in legno) che si ben adatta a persone di tante e grandi passioni.
Buona lettura!