Toni Servillo, da Oscar, porta Le Voci di Dentro in Veneto per un tour tra Padova e Venezia

Le miserie dei nostri tempi per un'ora e quarantacinque di recitazione straordinaria, senza fiato

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Toni Servillo, da Oscar, porta Le Voci di Dentro in Veneto per un tour tra Padova e Venezia

Le miserie dei nostri tempi per un'ora e quarantacinque di recitazione straordinaria, senza fiato

Regista e attore, Toni Servillo firma ancora Edoardo de Filippo in un fortunato tour che tocca il Teatro Stabile del Veneto (a Padova, Teatro Verdi, fino al 9 marzo; a Venezia, Teatro Goldoni, dal 23 al 27 aprile). Una regia accorta e profondamente calata nei nostri tempi riscopre e in un senso riscrive Le Voci di Dentro, una delle storie della figura più fondamentale del teatro Italiano, De Filippo.
Il regista Servillo è sia fedele sia creativo con il testo – grazie anche alla straordinaria scenografia firmata dal solito Lino Fiorito e dai costumi impeccabili di Ortensia di Francesco – offrendo un forte messaggio che parla dei ed ai nostri tempi: la mancanza di solidarietà tra generazioni ed il generalizzato impoverimento morale del genere umano.
L’attore Servillo è il dominatore assoluto del dramma (accanto a suo fratello Peppe, il musicista degli Avion Travel) e l’occasione di questa replica (la pièce fortunata è prodotta dai due giganti del teatro italiano: Teatri Uniti, Napoli; Piccolo Teatro, Milano) è ghiotta perché accade all’indomani dell’Oscar come migliore film straniero attribuito a La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino dove Servillo interpreta Jep Gambardella, indimenticato ed indimenticabile esponente contemporaneo di quella sorta di dolce vita deteriore che Paolo porta in scena nel film. Al Teatro Verdi di Padova, sold out alla prima del 4 marzo, appena entrato in scena è stato doppiamente acclamato con fragorosi applausi e si è visto in dovere, al termine della recitazione serrata e fortissima, di improvvisare un discorso di ringraziamento con tutta la troupe presente in scena: ha detto che era molto emozionato, che aveva dormito solo un’ora e mezzo e che era atterrato solo poche ore prima a Venezia direttamente da Los Angeles ma tuttavia la sua vita è questa, il palcoscenico, e che il suo successo lo deve al gruppo di lavoro fantastico che rende possibile Le Voci di Dentro.

 

Le Voci di Dentro non sono una prima volta assoluta di Servillo su Edoardo, sia come regista sia come attore: ha già portato in scena qualche anno prima Sabato, Domenica e Lunedì e questa volta inquadra la storia con un buon mix di nuovi attori (come Chiara Baffi, figlia di un noto critico teatrale, Giulio) e altri più noti. Ottime le interpretazioni di Rosa (Betti Pedrazzi) e di Pasquale Cimmaruta (Gigio Morra) ma sono anche molto convincenti delle parti minori come quella del finanziere (Antonello Cossia, uno dei più giovani della seconda generazione di attori di Teatri Uniti, il movimento di Martone).

 


Si parla di sogni e del potere delle voci di dentro, che fanno della realtà qualcosa dai contorni meno definiti - un perimetro insicuro e fosco. Carlo e Alberto Saporito, due fratelli assai solitari, impoveriti e immiseriti dalla vita, hanno come vicini una famiglia (i Cimmaruta) che è (o sembra) più agiata e solare ma tuttavia esprime luci ed ombre tra le pieghe delle relazioni dei suoi componenti. Carlo ad un tratto li accusa di omicidio ma poi sembra non essere sicuro se ha le prove del brutale assassinio o se l’ha sognato e mette in scena un incredibile climax che raggiunge vette sorprendenti, che lasciano senza respiro per il talento che l’attore Servillo esprime. Un’ora e quarantacinque minuti serratissimi che contengono un mix perfetto di miserie alternate all’humour nero edoardiano e un assaggio di temi dei nostri tempi: questa versione di Le Voci di Dentro è imperdibile anche perché racconta efficacemente come il teatro contemporaneo in Italia abbia ben servito l’industria cinematografica. E non occorre sapere così bene l’italiano od il napoletano, le due lingue che si alternano in scena: l’efficace vocabolario dei corpi dei grandissimi attori che lo animano, rende, senza tema, il dramma fruibile.