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Carnal, il numero zero di Parterre de Rois
Un nuovo semestrale a Milano
Un nuovo magazine, tutto in inglese, firmato Gianni Tozzi e Molly Molloy, una coppia di editor (nella vita e nel lavoro): sono anche due designer directors - uno di brand l’altra di moda. Senese lui, londinese lei, hanno presentato insieme ai contributors (e ad uno streaming del party con Londra), Parterre de Rois (pubblicato e distribuito dalla fiorentina Editpress, su iniziativa di Tozzi e Molloy) in una delle trattorie più “out/in” di Milano, la Lina in via Alessi due sere fa.
Dedicato al lusso e al trash (a tema il trascinante djset del party che alternava il pop sbavato e ciarliero ai mitici Pet Shop Boys), è semestrale, rivolto al mondo con epicentro Milano, dove il duo di editor vive e lavora.
PDR è tematico, il primo numero (in 500 esemplari numerati, 15 euro) si svela, raccontando di essere/agire (come) un dinner party (a noi è sembrato di, forte, tondelliana memoria) in cui una sola parola è al centro del menu estetico e contenutistico di PDR e dei contributor invitati a sezionarlo.
Carnal (il tema di questo numero, noi abbiamo comprato la prima rivista, ci è toccato la copia 54/500) è stato declinato da, tra gli altri, Peter Horridge (che firma un delizioso contributo calligrafico); Angelo Flaccavento nell’insospettabile veste di poeta; Jordan Hunt e Sarah Kershaw (contributi video e musicali esclusivi sul sito di Parterre de Rois, oltre a delle pagine di still).
I colori di PDR sono insoliti, caldi e tonici pur essendo pastello e c’è una scansione assai ritmata tra illustrazione, calligrafia ed altri visual fino a sezioni originali affidate ad artisti (tra cui, in questo numero, Marco Samorè, Irene Laschi). I formati adoperati per immagini e testo sono assolutamente spiazzanti, molto poco formali e di grande ispirazione: saranno davvero adatti solo a business partner intelligenti (se ce ne sono ancora e se sapranno trovarli in un momento di recessione come questo, data anche l’ostinazione di fare la rivista con epicentro a Milano).
Tra un’ode a Grindr e un’esegesi del Kink (complice l’ultima fatica cinematografica di James Franco), PDR stupisce per l’ottica oltre che per il gesto. Vi aspettereste l’ennesima rivista di moda imbecille e patinata? No, anche se c’è la ricetta a fine volume (e che ricetta), PDR utilizza la cultura alta per raccontare in prospettive inusitate, brani e momenti del cinema – di ieri e di oggi – della storia e dell’arte (più sovente politically incorrect come quella di Jesus Christ Allin). Soprattutto con il formato intervista.
Carnal dissetta del carnale, da ogni posizione e attraverso ogni tramestio passando per il sesso esplicito e rapace, alla indifendibile purezza di un corpo nudo, all’uso della luce di epici direttori della fotografia come Giuseppe Rotunno. Fino alla storia di una celebre dinastia di macellai. Extralarge non solo nei caratteri tipografici e nella dimensione, PDR si vuole posizionare come una rivista di genere, urbana, intellettuale nonostante tutto.
Pazzi come non mai a fondare una rivista (di carta) di questi tempi, a Tozzi e Molloy (ed ai loro compagni di viaggio) va ascritta una dote: una curiosità culturale senza pari e la incredibile leggerezza con cui hanno costruito il plot di questo numero zero con cotanto, impegnativo tema/totem.
Prendo a prestito la citazione che apre il numero e chiudo questo post (compratela, è tutta da leggere): “Man cannot live without joy; therefore when he is deprived of true spiritual joys it is necessary that he becomes addicted to carnal pleasures”. (San Tommaso D’Acquino).