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Due teatri e un museo nati in meno di un anno a Venezia: lultimo è firmato Ando per Pinault
Riapre il Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia per la città
Un nuovo teatro apre a Venezia, seguendo, a pochi mesi di distanza, l’apertura in project financing (pubblico-privato) di una nuova sala cinematografica a pochi passi da Rialto, Sant’Angelo e quindi nel cuore della città storica. E meno di un anno dall’apertura di un nuovo museo, Le Stanze del Vetro (sono ancora in molti a pensare di Venezia che sia solo una città mummificata).
Stavolta, nella città delle arti per eccellenza (al mondo), ad aprire un nuovo spazio dedicato alle arti performative e visive è soltanto un privato, François Pinault che ha già rilevato (e ristrutturato) Punta della Dogana.
Il nuovo spazio, il Teatrino, è accanto a Palazzo Grassi (già parte della fondazione del magnate francese, che vistosi rifiutato un’isola parigina per aprire i suoi musei ha dirottato la sua collezione – e la sua fortuna – nella città lagunare). Si tratta del vecchio teatro di Palazzo, aperto per la prima volta nel 1949 dai precedenti proprietari di Palazzo Grassi (quel Franco Marinotti di Snia Viscosa). Un teatro nato negli spazi di un giardino romantico che fu edificato tra il 1857 ed 1860 quando il palazzo divenne di proprietà di Simeone De Sina (banchiere greco residente a Vienna). Con la chiusura delle attività culturali promosse da Marinotti, il teatro non fu mai più utilizzato e Pinault, ultimato il restauro di Punta della Dogana (2009), inizia a pensare al da farsi e incarica Tadao Ando (che ha firmato entrambi i palazzi della Collection). In tempi di record (se si pensa che un cittadino veneziano per cambiare una porta-finestra impiega circa due anni di autorizzazioni alla Sovrintendenza), dopo un periodo di circa otto mesi di progettazione e tre di iter autorizzativo, la Fondazione ottiene il permesso a costruire.
In occasione della vernice della Biennale Arte (il 30 maggio) il Teatrino ha riaperto al pubblico dopo dieci mesi di lavoro. Con un calendario già avviato che accoglie tutte le istanze di dialogo che quest’istituzione ha sempre dimostrato verso Venezia. Fino al 14 luglio (proiezioni ad ingresso libero dalle 10 alle 19) tre opere della collezione (The Snorks: A Concert for Creatures, 2012, 22’ di Loris Gréaud da mercoledì a venerdì; Marilyn di Philippe Parreno, 2012, 23’ domenica e lunedì; 1395 Days Without Red, 2011, 43’ di Anri Sala il giovedì ed il sabato). Tre sabati dedicati alla musica (in collaborazione con il Venetian Centre for Baroque Music) il 29 giugno, il 6 luglio ed il 7 Settembre (quest’ultimo dedicato ad Arcangelo Corelli). Dal 28 agosto al 31 agosto il Teatrino ospita il Circuito Off (Venice International Short Film Festival) quando la città ospita la Mostra del Cinema. Il 5 settembre, protagonista un giovane curatore americano, Simon Castets (che sembra non sbagliare un colpo, accompagnato dal suo notissimo mentore, Hans Ulrich Obrist), il Teatrino ospita, tutto il giorno, una tavola rotonda del progetto di Castets, 89 Plus (ricerca e promozione di artisti nati dopo il 1989). L’Opera Parla, da ottobre prossimo, si svolgerà al teatrino ogni mercoledì alle 17 e finalmente il seguitissimo appuntamento della Fondazione non avrà più problemi di capienza; una volta al mese ospiterà una conversazione con uno degli artisti della mostra Prima Materia (ospitata a Punta della Dogana).
L’acustica del Teatrino concorre con sale ben più maestose: ho visto il film di Sala, proiettato non stop alla vernice e posso assicurare che la mastodontica operazione che l’artista ha fatto con Ari Benjamin Meyers (una prova aperta della Patetica di Ciajkovskij da parte dell’Orchestra Sinfonica di Sarajevo, durante la guerra, si dipana su una camminata della protagonista che si ferma e riparte a tempo di musica) è stata perfettamente restituita dall’architettura e dalle sue qualità. Su 1000 metri di superficie totale (due sono i foyer, ampi abbastanza da diventare sale espositive: 115 mq e 90 mq), sono stati ricavati 225 posti a sedere e una sala regia con due cabine di traduzione. Il lavoro pazzesco di Ando è stato incapsulare questo volume (solo sette i metri quadri di altezza massima) tra due piccole calli (Calle delle Carrozze e Calle Grassi), senza alcuna distonia. Dentro, esattamente come ha fatto per Punta della Dogana, ha creato un secondo volume geometrico dalla pianta irregolare, arricchito dalla luce naturale che entra da un triangolo sul tetto. Può resistere ad una marea fino a due metri, come del resto Punta della Dogana.