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data: 17-06-2015
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Donne senza uomini.
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Vigilia dei grand opening a Venezia: una versione resized della mia agenda
fondazioni musei indipendenti, tripudi di gallerie: la stagione preferita degli art addict
Venezia freme da più giorni, spesso annegata dalla pioggia o da acqua alta, quest’ultima inusitata per la stagione.
In attesa della Biennale Arte che inaugura, per il pubblico, il 1 giugno, da questa settimana, e per tutta la seguente, fondazioni, musei, indipendenti ed un tripudio di gallerie inaugura e celebra la stagione preferita per ogni art lover (al mondo, data la cornice storica e sociale in cui la magia si rivela).
Dopo gli anticipi di lavori piccoli e grandi di Emilio Vedova - sparso con grandeur spesso fuori contesto da Celant fuori dalla Fondazione omonima e occupando qui e lì il Correr (sala delle Quattro Porte), Ca’ Rezzonico (secondo piano) e da ultimo la Scuola di San Rocco – ecco le prime novità della stagione e dell’anno, insieme alle altre inaugurazioni.
Cominciamo da uno dei luoghi simbolo di Venezia, la Scuola Grande di San Rocco ai Frari: ne abbiamo parlato con Stefano Cecchetto ieri. Il curatore del progetto San Rocco Contemporaneo, che per primo ha ospitato alcuni lavori di Vedova (monumentali al piano terra, più piccoli al secondo), ha annunciato che per i prossimi quattro anni la straordinaria Scola ospiterà altrettanti artisti che si sono rapportati in maniera significativa al Tintoretto nella loro carriera. Tutti storicizzati, non per forza italiani, sono ancora sotto segreto per via degli ultimi accordi da prendere con le fondazioni che ne amministrano le eredità. Un indizio: di alcuni di questi nomi se ne parla in un celebre libro di Sartre (Tintoretto o il Sequestrato di Venezia, C. Marinotti Edizioni). La Scola ha, con quest’operazione, la dichiarata missione di avvicinare pubblico nuovo e diverso ai suoi tesori attraverso i protagonisti delle arti moderne (non purtroppo con artisti ancora viventi). Stesso deve aver pensato il nutrito gruppo di Musei Civici che quest’anno riordina e riapre Ca’ Pesaro ed ospita molto, moltissimo tentando di erodere il primato alla Biennale sulla lunga gittata, cioè fuori dai giorni di opening. Tra cui, Caro al Correr (opening 28 maggio dalle 17). Tra il non nuovissimo melange antico/contemporaneo applicato su vasta scala dai Musei Civici quest’anno, la formula migliore (colorata, arguta, stregata, bilanciatissima e addirittura filologica rispetto alle pertinenze) ci è parsa quella di Caterina Tognon a Ca’ Rezzonico (inaugura il 29 dalle 10 alle 17 A Very Light Art
con opere di Mario Airò, Stefano Arienti, Cerith Wyn Evans, Flavio Favelli, Luigi Ontani, Gabriel Orozco, Heimo Zobernig)
Sabato 25 alle 12 e alle 18 opening di Robert Motherhall che apre la grande stagione internazionale di Peggy Guggenheim (la mostra andrà dopo a New York): i papiers collés ed altre opere su carta di Robert Motherwell (1915-1991; i lavori datati dal 1941 al ’51).
Dal 26 (e solo fino al 1 giugno) Rirkrit Tiravanija organizza pranzi e cene (i primi al Bauer, costo 50 euro bevande escluse; i secondi al Palazzo Flangini, 100 a persona) per chi riserva a venicepopupkitchen@gmail.com.
Qui e là extra settore, dalla moda di serie B (visto quel che accade in laguna tra Pinault e Prada) al design over-rated.
Milla Yovovich insieme al brand Marella, lo stesso giorno (28) che inaugura il teatrino di Palazzo Grassi, presenta una performance che sembra identica a quella fatta oltre 15 anni fa dall’insuperata Tilda Swinton in un museo ed in uno spazio pubblico inglese. In una teca a farsi guardare dal pubblico in un palazzo memorabile con giardino (Malipiero) dove Arthur Duff, dallo stesso giorno e solo fino al 3 giugno, mette in scena una fantasia di luci dalle 19.30 a mezzanotte.
Ron Arad, per esempio, israeliano e migliore party-goer a me noto, della stessa nazionalità di una factory di diamanti che sponsorizza il progetto, apre una mostra dal sapore scomodo dell’alba impastata, Last Train (dedicata in qualche maniera a Napoli, mia città natale) con A artists invitati a disegnare i tagli di un diamante via I Pad (A Palazzo Cavalli Franchetti il 29).
La mia agenda è ai piedi di questo post puntellata poco, il giusto, di party, fiere, djset. Solo alcuni della mia selezione, ma quanto basta per non arrivare impreparati.
Leggendola scoprirete che si chiude, non a caso, con il party della meteora Bedwyr Williams, artista che rappresenta il Galles a questa Biennale e che è sostenuto dall’Arts Council e da due gallerie da tenere d’occhio la Oriel Davies e la Ceri Hand (Liverpool, Londra). E’, tra i collaterali ufficiali della Biennale, il progetto che mi interessa di più per visionarietà, trama e narrativa, estetica. L’artista festeggia (non a caso) proprio accanto al nostro studio veneziano (ed espone alla Ludoteca di Castello, a pochi passi). Un punto di osservazione per le stelle, come fece tempo fa Nicolai (Olaf) all’isola di San Lazzaro per una notte invitato da Francesca von Absburgh (Thyssen/Bornemisza).